
Ho cominciato a dipingere quando frequentavo il primo anno di università. Ho imparato da autodidatta, copiando i grandi artisti e cimentandomi in creazioni sia astratte che figurative. Ma non studiavo arte. Mi sono laureato in ingegneria elettronica: il mondo infinitamente piccolo degli atomi, degli elettroni, dei reticoli cristallini, gli albori della meccanica quantistica mi incantavano quanto il mondo delle idee di Platone e della scuola di Atene che avevo conosciuto attraverso i miei studi classici. Sono stati loro che mi hanno fatto apprezzare e amare la filosofia, la cultura greca e latina.
La pittura, come penso per tutti, ha sempre rispecchiato i momenti e gli stati d’animo della mia vita. Guardando i quadri delle prime mostre, è facile accorgersi che, sotto un’apparente serenità, il mondo di riferimento all’inizio era un mondo inquieto, pieno di segreti e di misteri, che non era facile cogliere o che non volevo svelare. L’esposizione al pubblico era quasi la ricerca di chi potesse leggere, tra le righe nascoste del tessuto pittorico, i miei nodi da sciogliere. Erano paesaggi dell’anima, mondi irreali trasfigurati o resi tali dai colori.
A chi mi chiedeva se avessi voluto vivere nei mondi rappresentati nei miei quadri, la risposta non poteva che essere un sì. Tutto sommato ci stavo bene, perché, pur sapendo che tanto lavoro dovevo fare su di me, c’era sempre un colore, un tratto che parlava di speranza.
Da un po’ di anni la mia pittura è diventata sempre più serena, più consapevole di ciò che è veramente importante. Ha attinto la sua essenza dalle tradizioni, dai ricordi, dalle musiche, dai libri che mi avevano dato emozioni e dai profumi e i colori della mia Palermo, dicotomia di miseria e di splendore.
Ho cercato di trasmettere nelle ultime mostre queste emozioni, cercando di suscitare, in chi veniva a guardare le mie opere, una risonanza, una condivisione perfino affettiva.
Se andate a leggere le pagine che descrivono la mia mostra intitolata “La memoria, la favola e il cunto” o quelle dell’altra esposizione “Un giro di giostra” troverete espliciti i riferimenti alla tradizione, all’infanzia, ai testi e agli spartiti che ho cercato di rendere con i colori.
Ho recentemente creato due eventi dove i colori della pittura si sono uniti alla lettura di testi e alla esecuzione di brani musicali eseguiti dal pianoforte e dal coro del quale faccio parte: arti che si uniscono all’arte.
E io continuo a cercare nuovi modi per esprimere una creatività che non si spegne mai.